martedì 20 febbraio 2018

CARIE: ADDIO TRAPANO IL DENTE SI RIPARA DA SOLO!


Non è un titolo ad effetto ma l'esito di una straordinaria ricerca che ha scoperto come le carie possono guarire da sole  utilizzando un farmaco testato per la cura dell'Alzheimer. I ricercatori del King's College di Londra hanno recentemente pubblicato sull'autorevole Scientific Report uno studio in cui spiegano di aver scoperto una medicina in grado di stimolare la ricrescita dei denti danneggiati da carie o traumi. I ricercatori hanno scoperto che un farmaco sperimentale per la cura dell’Alzheimer, chiamato Tideglusib, come effetto collaterale stimola la crescita di dentina. La dentina è la parte ossea del dente, fatta di tessuti calcificati, che separa la polpa dallo smalto duro. I nostri denti si danneggiano costantemente a causa dell'usura quotidiana e all'attività dei batteri che ricoprono la superficie di ciascun dente e si nutrono di residui di cibo. Quando scompongono le particelle di cibo, i batteri secernono acidi come sottoprodotto e questa acidità può erodere gli strati sottostanti di tessuto osseo denso, chiamato appunto dentina. Come la pelle, i denti possono riparare autonomamente piccoli danni: quando la dentina è danneggiata, le cellule staminali che si trovano nella polpa dentale si trasformano morfologicamente in cellule chiamate odontoblasti, che secernono nuovo tessuto. Tuttavia, quando il danno è troppo grande o profondo, la dentina fresca non è sufficiente a ripristinare il dente e il risultato spesso è una carie. Attualmente il modo principale per trattare una carie è scavare la parte erosa e l'area circostante e poi otturare la cavità con un materiale surrogato durevole, come un cemento a matrice metallica, plastica o vetrosa. La ricerca di Paul Sharpe, bioingegnere del King's College di Londra, e dei suoi colleghi ha evidenziato che il Tideglusib, usato in test clinici sull'Alzheimer come sostanza neurologica che incoraggia la crescita di cellule cerebrali, agisce anche sui denti, spingendoli a produrre più cellule staminali e dentina sull'area esposta. 


Occorre specificare che gli odontoblasti attivati in seguito ad una lesione cariosa riparano solamente la dentina in prossimità della camera pulpare e invece è necessario la riparazione di tutta la dentina per evitare le otturazioni profonde. Inoltre il dentista dovrà comunque apporre del materiale riparativo per quanto riguarda lo smalto, in quanto non esistono cellule staminali per lo smalto. Gli ameloblasti una volta finito il loro lavoro di disattivano senza più possibilità di riattivarsi.  Quindi sarà sempre necessario l'apporto del dentista per quanto riguarda la cura delle carie. 
La possibilità offerta da questa straordinaria scoperta è che il dente potrà essere stimolato a ripararsi al 90% e sarà poi cura del dentista riparare lo smalto che costituisce non più del 10 per cento del dente con materiale artificiale. 
In particolare sarà possibile evitare la devitalizzazione del dente ogni qual volta un' infiammazione pulpare verrà presa sul nascere.  Quindi l’odontoiatria conservativa si arricchirà d procedure biologiche e non solo meccaniche e non sarà più necessario ricorrere all’endodonzia in una percentuale consistente di patologie dentali riducendo notevolmente l'invasività delle cure e il tempo passato sulla poltrona del dentista. 
Occorreranno ancora alcuni anni prima che questo protocollo possa entrare in uso definitivamente ma lo Studio Dentistico Dr. Raffaele Fussi monitora costantemente l'evolversi della ricerca e le aziende produttrici in modo da poter essere tra i primi ad utilizzare questa nuova metodica che potrebbe rivelarsi la più grande scoperta in campo odontoiatrico degli ultimi 50 anni.

Articolo integrale pubblicato su Scientific American il 1 febbraio 2018



sabato 29 luglio 2017

CEFALEA E CERVICALGIA DA MALOCCLUSIONE DENTALE: CAUSE, SINTOMI E CURA.

I disordini cranio-Cervico – Mandibolari indicano un generico stato di sofferenza neuromuscolare della testa e del collo ad origine multifattoriale causato da fenomeni psicologici, ambientali, da malocclusione dentale, da abitudini viziate come bruxismo o serramento dentale o conseguente a traumi come il colpo di frusta. I sintomi più comuni sono la cefalea e il dolore cervicale originati dallo stato di tensione dei  muscoli masticatori e cervicali. Si formano aree di contrattura che assumono l’aspetto di piccoli noduli palpabili chiamate punti trigger (TP).  I TP sono dolenti in modo discontinuo e sono capaci di generare un particolare tipo di sofferenza che prende il nome di  dolore riferito perché percepito in aree del corpo diverse e talvolta distanti dal punto di TP di origine. 
La cefalea e i dolori sono per questo migranti e variabili nei giorni e nei mesi con naturali periodi di remissione e riacutizzazione.

DISORDINI TEMPORO MANDIBOLARI - SCATTO MANDIBOLARE  - MANDIBOLA BLOCCATA DA MALOCCLUSIONE DENTALE


L’articolazione temporo-mandibolare è costituita dal condilo mandibolare e dall’ osso temporale, separati da un disco, interposto, che permette il movimento di rotazione scivolamento del condilo. 
La malocclusione, quando porta ad uno spostamento della mandibola, genera inevitabilmente anche la dislocazione del condilo mandibolare dentro la fossa temporale causando differenti quadri patologici:
1. CLICK O DISLOCAZIONE RIDUCIBILE - Fuoriuscita del disco dalla sede e comparsa di uno scatto interno all’articolazione descritto dal termine “click”,  causato dal disco quando rientra in posizione durante l’apertura. 
2. DISLOCAZIONE NON RIDUCIBILE (BLOCCO) - Assenza di rumori articolari e limitazione lieve in apertura massima 3. ARTROSI (DEGENERAZIONE ARTICOLARE) - usura della superficie articolare con osteofiti e perforazione del disco.

LA SOLUZIONE? 
bite ortotico neuromuscolare

L’ORTOTICO è un bite di solito mandibolare anatomico minimamente invasivo. L'ortotico si appoggia ai denti dell'arcata inferiore simulando una nuova dentatura completa studiata per la cura specifica dei Disordini Cranio Cervico Mandibolari DCCM. 
L'ORTOTICO  è costruito per garantire la miglior efficienza neuromuscolare in termini di rilassamento muscolare durante il riposo della mandibola e di bilanciamento durante le fasi di masticazione e deglutizione.
L’ORTOTICO è un bite individuale che identifica il miglior rapporto di efficienza motoria e posturale della mandibola.
L’ORTOTICO è modellato come una protesi dentale che permette di ingranare i denti con il minimo ingombro in bocca per consentirne l’utilizzo durante tutto il giorno senza disagio.  Questo dispositivo ortopedico, estetico e confortevole, può essere successivamente sostituito con idonee terapie odontoiatriche per consolidare il nuovo rapporto delle arcate dentali.

REQUISITI DEL BITE ORTOTICO
1. minima invasività intraorale per non interferire con fonazione e deglutizione
2. elevatore linguale
3. ricostruzione cuspidale misurata e adattata per stabilizzare il rapporto di occlusione miocentrico
4. reversibile
5. invisibile
6. rigido e resistente
7. alloggiato ai denti dell'arcata inferiore


martedì 11 luglio 2017

GENGIVITI E PARODONTITI: CAUSE E DIAGNOSI

Le malattie parodontali sono patologie che colpiscono le strutture anatomiche del parodonto. Tra queste la parodontite (una volta chiamata più comunemente piorrea) è quella più rilevante in quanto interessa e  distrugge i tessuti di sostegno profondi (osso alveolare, legamento parodontale e cemento radicolare). Questo processo di distruzione è generalmente lento  e privo di dolore e porta ad una irreversibile riduzione dell'apparato di sostegno del dente. Una mancanza di sostegno si traduce inevitabilmente in un aumento della mobilità dentale fino alla perdita dell'elemento dentario stesso. Attualmente in Italia la parodontite risulta essere la prima causa di perdita di elementi dentari.
Un'adeguata igiene orale accompagnata ad un tempestivo intervento terapeutico consente di evitare la progressione della malattia parodontale e di ripristinare lo stato di salute. 

La causa principale delle malattie parodontali è sicuramente la placca che si accumula sulle superfici dentali, formando una struttura  complessa chiamata "biofilm". Se la placca non viene rimossa quotidianamente, essa aumenta di volume e alcune specie batteriche particolarmente aggressive possono penetrare nel solco gengivale e provocare un lento processo di distruzione. L'osso si riassorbe e la gengiva si distacca dalla radice del dente, determinando la formazione di uno spazio che viene definito tasca parodontale. Con il progredire della malattia e quindi con la distruzione dei tessuti, le tasche divengono sempre più profonde, questo processo può essere del tutto privo di sintomi e il paziente può non accorgersi del danno che si sta creando. La velocità e l'entità della distruzione batterica possono essere influenzati anche da altri fattori, come il fumo, malattie sistemiche come il diabete o leucemie, e da alcune predisposizioni genetiche. 
Per compiere una corretta diagnosi è necessario che il dentista utilizzi la sonda parodontale. Il sondaggio è una manovra che permette di verificare la profondità del solco gengivale e la presenza di eventuali tasche parodontali.
Il sondaggio parodontale va completato con una valutazione radiografica che permette di verificare la distruzione del tessuto osseo. La panoramica (OPT) permette di avere una visione globale ma se sono presenti tasche parodontali è necessario eseguire una serie di piccole lastrine (serie completa) per visualizzare meglio i dettagli. La presenza di infiammazione e sanguinamento gengivale in associazione alla esistenza di tasche e di un riassorbimento osseo permette di diagnosticare un quadro di malattia parodontale. 
La gengivite è un'infiammazione iniziale dei tessuti gengivali superficiali e, se trascurata, può evolvere nell'infiammazione dei tessuti più profondi cioè la parodontite. L'intervento precoce in questo stadio della malattia è l'unico in grado di portare ad una completa guarigione. Interventi eseguiti quando ormai è iniziata la distruzione dell'osso possono solo arrestare la progressione della malattia ma non possono evitare nella maggior parte dei casi la perdita del dente. 
La malattia parodontale può colpire uno o più siti contemporaneamente, è una malattia dai sintomi poco evidente che si manifesta  spesso quando si trova già ad uno stadio avanzato.  Per questo risulta particolarmente importante poterne prevenire l'insorgenza. 


domenica 4 giugno 2017

PATOLOGIE DEI TESSUTI DURI DEI DENTI: CARIE, ABRASIONE, EROSIONE, ABFRACTION, SENSIBILITA' DENTINALE


Gli elementi dentari, sia quelli da latte che quelli permanenti sono costituiti principalmente da 2 tessuti altamente mineralizzati: lo SMALTO e la DENTINA. Inoltre la radice è rivestita da un sottile strato mineralizzato che si chiama CEMENTO.


Il costituente di base della dentina, dello smalto e del cemento, è un sale inorganico che è organizzato in cristalli esagonali e che prende il nome di idrossiapatite. Fin dal primo momento dell'eruzione lo smalto e i tessuti dentari sono quotidianamente aggrediti da agenti come placca batterica, alimenti della dieta, sostanze acide, masticazione e manovre di igiene orale scorrette.
L'azione singola o combinata di questi fattori aggressivi può comportare, se sufficientemente prolungata, una perdita di sostanze minerali dalla superficie, con conseguente indebolimento delle strutture dentarie e riduzione della capacità masticatoria. 

CARIE
Carie interdentale, coronale e radicolare
La carie dentaria è una malattia infettiva trasmissibile, dovuta alla produzione di sostanze acide da parte dei batteri durante il processo di metabolizzazione e degli zuccheri introdotti con la dieta.
Le strutture dentarie perdono progressivamente i minerali che li costituiscono e si indeboliscono. Questo processo prende il nome di DEMINERALIZZAZIONE. Inizialmente si sviluppano aree dentarie demineralizzate circoscritte. Queste lesioni rappresentano stadi iniziali ancora reversibili ovvero possono essere risolte attraverso dei protocolli di riparazione più, o più propriamente, di remineralizzazione. Se non trattata in tempi adeguati la carie dentaria può coinvolgere  i tessuti profondi e portare a danni irreversibili. 



ABRASIONE
Le abrasioni sono perdite di sostanza dentale determinate da insulti di origine meccanica. Sono più evidenti al colletto dei denti, dove lo spessore dello smalto è minimo e nella zona occlusale sottoposta all'attrito della masticazione. Le abrasioni rappresentano un indebolimento della struttura dentaria, ma anche un problema rilevante dal punto di vista estetico. I fattori che sono maggiormente coinvolti nei fenomeni di abrasioni sono: 
- masticazione,
- fenomeni di parafunzioni, come serramento o bruxismo,
- spazzolamento traumatico con setole troppo dure, o per tempo troppo prolungato,
utilizzo di dentifrici abrasivi.


EROSIONE
Le erosioni rappresentano una dissoluzione del tessuto dentale dovuta all'azione di acidi intrinseci o estrinseci, non prodotti all'interno del cavo orale. Si distinguono quindi dalla carie dentaria poiché non prevedono l'azione dei batteri cariogeni. Le erosioni possono riguardare  tutte le superfici dentarie, ma spesso la loro posizione identifica la provenienza e gli acidi coinvolti. Qualunque sia l'origine degli acidi, le superfici soggette ad erosione appaiono levigate, molto lucide, prive di evidenti irregolarità. Se l'erosione porta ad un assottigliamento eccessivo delle strutture dentarie, queste si possono rompere facilmente anche se sottoposte a carichi masticatori non particolarmente intensi. 


ABFRACTION
Abfraction
Le abrfraction rappresentano un tipo di lesione che può apparire ad una prima osservazione molto simile ad un'abrasione. Questo particolare tipo di lesione non cariosa, sembra essere correlata alla presenza di masticazione traumatica. Infatti, sembra che le forze masticatorie particolarmente intense, come nel caso del bruxismo, ma anche in chi possiede muscoli masticatori molto robusti, portino a continue flessioni del dente con conseguente formazione di incrinature e microfratture a livello del colletto. Se non riparate, queste zone rappresentano aree di debolezza che sono più soggette a fenomeni abrasivi e/o a distacchi. 


SENSIBILITA' DENTINALE
La sensibilità dentinale è definita come una sensazione di dolore acuto e di breve durata che insorge dopo stimoli termici, tattili, chimici o fisici.
La causa risiede nell'esposizione dei tubuli dentinali. Al loro interno sono contenuti  sono contenuti dei fluidi che vengono letteralmente spostati dagli stimoli che causano la sensibilità e comprimono le strutture nervose all'interno della polpa dentaria. Normalmente i tubuli dentinali non sono esposti al cavo orale, ma possono diventarlo a seguito di recessioni gengivali, erosioni ed abrasioni cervicali o problematiche parodontali. 



Purtroppo qualunque sia la causa (carie, erosioni, traumi, abrasioni...)
una volta danneggiati smalto e dentina non sono in grado di autoripararsi.
Pertanto la loro rigenerazione può avvenire grazie ad interventi esterni che consentano la formazione e la ricrescita di cristalli di idrossiapatite, che costituiscono la loro naturale struttura.







mercoledì 24 maggio 2017

AFTE E STOMATITI AFTOSE

Oggi approfondiamo una problematica fastidiosa e complessa che colpisce il 60% della popolazione. Le ulcere aftose sono il tipo di lesione più comune della mucosa orale, anche tra i bambini.  Possono comparire ciclicamente, specialmente nelle donne, con incidenza sempre maggiore con l'avanzare dell'età. 
Se ne può presentare una sola o più di una contemporaneamente localizzata più frequentemente su:
- parte interna di guance e labbra
- ventre e margini della lingua 
- pavimento orale
- palato molle 



Le possibili cause sono molteplici:

- Predisposizione genetica: le afte si presentano con maggiore frequenza in nuclei famigliari i cui componenti soffrono di tali manifestazioni. 
- Traumi occasionali alla mucosa: morsicature, spazzolamento traumatico, alimenti e bevande ustionanti, trattamenti odontoiatrici, protesi.
- Microrganismi dannosi: batteri come gli Streptococchi, virus come l'Herpes, funghi come la Candida.
- Fattori nutrizionali: anemia, scarso consumo di alimenti contenenti Ferro, Zinco, Acido Folico, Vitamine B, Vitamina E.
- Allergie e intolleranze: sindromi allergiche scatenate da farmaci, intolleranza a particolari cibi o bevande.
- Condizioni psicologiche: stress, ansia, depressione.
- Alcune malattie: diabete, neutropenia ciclica, celiachia, patologie dell'intestino.



E molteplici sono anche i disagi per il paziente:

- Dolore intenso e bruciore durante la masticazione, quando si beve, quando si parla
- Difficoltà ad alimentarsi correttamente, con conseguente perdita di appetito
- Interferenze con l'utilizzo di protesi e apparecchi ortodontici
- Difficoltà nella vita di relazione



Ci sono vari tipi di afte:

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/farmaci-malattie/farmaci-afte-bocca.html
  • stomatite aftosa: detta in gergo comune afta: è la malattia ulcerativa più diffusa del cavo orale. Ne viene colpita oltre il 20 % della popolazione, già a partire dai 5 anni e ne può soffrire per tutta la vita. Si presenta ciclicamente e le recidive sono in aumento sempre maggiore con l’avanzare dell’età.
  • afta minore: è la più diffusa in assoluto e colpisce sia gli adulti che i bambini. Si può manifestare sulle labbra, sulla mucosa vestibolare, sul pavimento orale, sulle gengive e sulla lingua. Si manifesta con una o poche ulcere di lieve entità e poco dolorose.
  • afta maggiore: quando l’afta minore supera il diametro di 5-6 millimetri e arriva addirittura ad un'estensione di oltre un centimetro, in termine medico viene definita “periadenite mucosa necrotica ricorrente”. Pur non essendo assolutamente una malattia grave, l’afta maggiore comporta dolori e serie difficoltà ad alimentarsi.
  • afta erpetiforme: colpiscie soprattutto le donne ed è una forma abbastanza rara. Avviene con la comparsa simultanea di 10-100 ulcere, piccole, ma molto dolorose. Le ulcere si distribuiscono su tette le parti del cavo orale e spesso si fondono tra di loro. Si ripresenta ad intervalli di circa un mese e guarisce in 7-30 giorni.
Le soluzioni:
le afte tendono a regredire spontaneamente nell'arco di qualche giorno, in linea di massima si tende a scartare l'opzione terapica farmacologica lasciando fare il suo corso alla lesione. Possono essere utili
dispositivi medici specifici che contribuiscono a ridurre il dolore ed i tempi di guarigione quali collutori, gel, spray e dentifrici. Ve ne sono in commercio molti, i più recenti che hanno dimostrato una buona evidenza di efficacia sono a base di acido ialuronico, vitamina E (tocoferolo) e esetidina. 

L'acido ialuronico ha un'azione riparatrice - lenitiva:
- Forma una barriere protettiva contro la diffusione di batteri e tossine
-Stimola le cellule coinvolte nella riparazione e ricostruzione dei tessuti lesi. 
-Ristabilisce la corretta idratazione ed elasticità cutanea. 
-Riduce gli stimoli dolorosi.

La vitamina E (Tocoferolo) ha un'azione antiossidante-rigenerante:
-Dotata di potenti proprietà antiossidanti.
- Promuove la circolazione. 
- Aiuta i processi di guarigione e accelera la rigenerazione cellulare. 

L' esetidina ha un'azione infiammatoria - antisettica
- Svolge un'azione antisettica prolungata e ad ampio spettro
- Contrasta la proliferazione batterica impedendo le superinfezioni batteriche.

E' importante sottolineare che una diagnosi efficace aiuta ad individuare la soluzione migliore e quindi a ridurre i tempi di guarigione.  La comparsa delle afte in bocca, soprattutto in caso di recidive, può essere anche il segnale di una patologia per questo è indispensabile rivolgersi al dentista di fiducia per l'accertamento diagnostico e la cura della malattia che vi si pone alle origini. 
Non esitate a chiedere al vostro dentista di fiducia in caso di dubbi.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/farmaci-malattie/farmaci-afte-bocca.html

sabato 6 maggio 2017

DIABETE E MALATTIA PARODONTALE

Diabete e malattia parodontale sono strettamente legate tra loro: le persone con diabete (400 milioni nel mondo di cui circa 4 milioni in Italia, ai quali si aggiunge un altro milione che ne soffre senza saperlo) hanno una probabilità tripla di sviluppare un'infiammazione gengivale, o di vederla peggiorare se già la presentano. Inoltre chi ha una malattia parodontale grave (8 milioni di italiani, con altri 12 milioni che portano segni di infiammazione gengivale) è più esposto al diabete o fa più fatica a controllare la glicemia se già ce l'ha alta, con la minaccia di complicanze.


Controllare la salute delle gengive è essenziale in caso di diabete; mentre in caso di parodontite è opportuno monitorare più spesso i livelli di zucchero nel sangue e quelli di emoglobina glicata, 'spia' del controllo glicemico.  I diabetici hanno una reazione alterata nei confronti dei batteri, fra cui quelli responsabili di gengiviti e parodontiti presenti nella placca che si deposita attorno ai denti; inoltre vari mediatori aumentati in caso di diabete, come radicali liberi e citochine, possono accrescere l'infiammazione anche a livello dei tessuti parodontali. Inizialmente la gengiva si infiamma e appare più rossa, gonfia e con la tendenza a sanguinare, poi il problema progredisce andando a interessare i tessuti più profondi fino all'osso di supporto, che può pian piano riassorbirsi fino a portare alla perdita di uno o più denti.

In caso di diabete è necessario sottoporsi a un regolare monitoraggio dal vostro dentista di fiducia,
per evitare che si sviluppi la malattia o per intercettarla precocemente e poterla curare con successo.

E' necessario fare attenzione quando si soffre di parodontite, perché la malattia influenza il controllo e la progressione del diabete favorendo l'innalzamento della glicemia. E in casi gravi può anche concorrere al suo sviluppo, perché peggiora la capacità metabolica di mantenere un corretto livello di zuccheri nel sangue.  


In presenza di parodontite i batteri del cavo orale attraverso la circolazione possono raggiungere numerosi organi, innescando pericolose reazioni infiammatorie. La parodontite comporta un aumento della produzione di citochine infiammatorie che potrebbero contribuire all'insulino-resistenza, un incremento degli acidi grassi liberi e un calo della produzione di ossido nitrico nei vasi sanguigni. La parodontite inoltre aumenta il rischio di diabete facendo salire l'emoglobina glicata, indice di un peggior controllo glicemico. L'effetto è particolarmente marcato nei soggetti con elevati livelli di proteina C-reattiva, un marcatore dell'infiammazione. 

In chi ha la parodontite ed è già diabetico, si sono osservati un peggior controllo della glicemia e un maggior rischio di sviluppare complicanze: in chi ha il diabete di tipo 1 sono più probabili conseguenze gravi renali e cardiovascolari, mentre nei pazienti con diabete di tipo 2 è più frequente l'insufficienza renale terminale e la mortalità cardio-renale è 3,5 volte superiore rispetto a chi non ha problemi di parodontite. E' perciò molto importante gestire l'infiammazione con un'adeguata terapia parodontale, per aiutare il diabetico a mantenere sotto controllo la glicemia. Riuscirci significa favorire un miglioramento della salute parodontale, in un circolo virtuoso che migliora il benessere generale.

Regolari e periodiche visite di controllo dal dentista possono perciò aiutare la prevenzione e nella diagnosi precoce del diabete. Rilevare la parodontite e trattarla per tempo può ridurre significativamente le complicanze del paziente diabetico.

Viceversa, identificare i pazienti a rischio diabete è importante per prevenire e monitorare lo sviluppo della malattia parodontale, impostando un percorso di cura e prevenzione che preveda un'accurata igiene orale domiciliare. 





http://www.lastampa.it/2013/10/16/scienza/benessere/salute/diabete-i-numeri-spaventano-ma-il-dentista-potrebbe-avere-la-risposta-3Qe5weEckBFfS0mpeDrePK/pagina.html

sabato 29 aprile 2017

LE 10 REGOLE DEL SORRISO

1) Inizia a spazzolare la parte interna dei denti  superiori
2) Poi passa a spazzolare la parte esterna
3) Termina spazzolando le parti masticanti
4) Fai lo stesso per i denti  inferiori e non dimenticarti di spazzolare la lingua
5) Usa una piccola quantità di dentifricio al fluoro. L’uso del fluoro aiuta a rinforzare  la sua dentatura e a ridurre il rischio di carie. Chiedi al tuo dentista le dosi corrette di somministrazione.

 

6)  Lo spazzolino è solo tuo non prestarlo a nessuno
7) Controlla  che il tuo spazzolino sia sempre pulito e con le setole dritte.
8) Mastica i cibi solidi (verdura, frutta, pane ...) che fanno fare ai tuoi denti e ai muscoli del viso una vera e propria ginnastica.
9) Consuma cibi dolci e bevande zuccherate solo durante i pasti.  Mangiane pochi (meglio nessuno) fuori dai pasti.

10) Vai a letto sempre con i dentini puliti.
  

Se sono presenti carie queste devono essere curate perché oltre a provocare molto dolore possono rovinare i denti che nasceranno dopo.


Per qualsiasi dubbio consulta sempre il tuo dentista. 

Ricorda che il dentista è un medico amico dei bambini.